La pretesa purezza e superiorità del suono analogico è infondata, non è nemmeno lontanamente pari a quello digitale in nessuno dei fattori costituenti il concetto qualitativo dell’Alta Fedeltà.

Gli aggettivi caldo freddo non sono termini appropriati per descrivere le caratteristiche del suono e vengono usati impropriamente per esprimere una preferenza e un gusto personale.

Quello che in generale si intende con “suono caldo” è la sensazione di arricchimento timbrico che le macchine analogiche conferiscono al segnale audio in cui si riscontra una minore presenza di alte frequenze. Con l’aggettivo “freddo” , invece, ci si riferisce ad un suono spoglio, crudo, essenziale e apparentemente sbilanciato in favore delle alte frequenze.

La discretizzazione del segnale analogico nel campionamento standard 44.1 kHz e quantizzazione 16 bit è scientificamente provato non abbia difetti in tal sorta. Il fatto che il segnale analogico abbia punti infiniti e quello digitale finiti, è nella pratica del tutto ininfluente: se queste differenze non sono percepibili per noi è come se non esistessero. Inoltre il segnale reale, originale (chiamiamolo analogico) quando registrato con qualsiasi apparecchiatura è sempre in qualche modo, per definizione, codificato, approssimato e sintetizzato rispetto alla sua realtà. Le capacità umane di percezione sono ben al di sotto dei limiti codificati dal sistema digitale. La dinamica che consegue è di circa 98 dB e la risposta in frequenza fino a 22.050, non solo sono superiori a quello che noi riusciremmo a percepire, ma sono di fatto superiori, e di molto, a quelle del sistema analogico che, ricordiamo, non arriva a 60 dB e non si estende oltre i 16 kHz. Forse per l’estensione in frequenza è più intuibile la limitazione del sistema analogico, per la dinamica meno: i circa 40 dB di divario tra l’analogico e il digitale si traducono in un’oggettiva differenza fisica di circa 13 volte inferiore la quale è percepita dai nostri sensi “solo” come una quadruplicazione.

Inoltre la manipolazione del suono in digitale è molto, molto più precisa rispetto a quella analogica. E quindi anche più complessa.

In secondo luogo, tutta questa precisione e accuratezza che ci fornisce il progresso tecnologico a volte non è quello che ci serve, sopratutto se si inizia a introdurre il concetto di arte. No no tranquilli non ci vorrà molto! Il motivo per cui ancora si usano mixer analogici e nastri magnetici è che, nonostante i loro difetti, riescono a rendere più musicale il suono, limandone certe increspature, miscelandolo con maggiore armonia e sporcandolo quel tanto che basta.

Un po’ come avviene in fotografia: da una parte fotocamere digitali da n megapixel, dall’altra rullini in bianco e nero. É una questione di gusti, di costi, di moda, di sentimento, di scelte artistiche. Non c’è giusto o sbagliato. É straordinario vedere un documentario in full HD e lasciarsi stupire dalla bellezza dell’alta definizione come è altrettanto coinvolgente godersi un film western girato in pellicola la cui grana polverosa è parte integrante del film.

L’importante è essere liberi di scegliere i mezzi più appropriati per il tipo di progetto al quale si lavora, senza lasciarsi trascinare da mode e da falsi miti, e operando le proprie scelte con cognizione.

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