La musica ed il gioco
La nostra cultura scolastica vede la conoscenza umana costruirsi attraverso un rigoroso metodo analitico, con la conseguente rimozione delle emozioni, da considerarsi elementi di perturbazione delle chiarezza razionale. Spesso le proposte culturali della scuola e gli stessi testi scolastici non appassionano. Gli spazi per un equilibrato gioco logico ed emotivo sono relegati solo a momenti marginali. Di tutt’ altra tensione vive invece il mondo del bambino, del ricercatore e dell’artista. Alle certezze cartesiane si sostituiscono il dubbio che diviene motore di esplorazione di nuovi orizzonti, all’inibizione delle emozioni, alla fede incontrastata per i successi della ragione, trova spazio il gusto e la passione per la propria disciplina e l’apertura alle innovazioni e al pensiero divergente.
Come diceva Pierre Boulez ‘Bisogna allo stesso tempo scoprire la trasgressione ed usarla deliberatamente per distruggere le rigidità del sistema e creare una sorta di imperfezione, di goffaggine, tanto necessaria per produrre la vita. Occorrono disciplina e rigore nei fondamenti, e l’anarchia deve costantemente combattere la disciplina. Da questa lotta nasce la poesia (…); una poesia che trascende il conflitto tra ordine e caos’
D’altra parte l’arte, nel rapporto tra soggetto e ambiente, svolgerebbe un percorso verso la soggettività, una funzione comunque complementare ed indispensabile a qualsiasi adattamento: “Quella di una compensazione dell’investimento della realtà (derealizzazione del pensiero), ed il momentaneo ritorno alla priorità del principio del piacere, nella modalità ludica, con una presa di coscienza che lo controlla e lo trasforma in principio di valori” (Imberty).
La musica, insieme alle discipline che coinvolgono il corpo, la sensibilità e l’emozione, ha, per sua costituzione, l’opportunità di mettere in gioco l’emozione realizzando dunque un duplice percorso: verso l’interiorità, a risposta dei bisogni di identità della persona, e verso il mondo degli uomini, in quanto è testimonianza del ‘sentire’ sociale, che fa riconoscere l’uomo nel più ampio tessuto dell’‘umanità’.
Una didattica incentrata su una modalità operativa di lezione-evento che intende rendere partecipe il soggetto alla costruzione culturale della stessa, lo pone nelle condizioni, in prima istanza, di trovare le giustificazioni interiori a sostegno del proprio modo di sentire e, in un secondo momento, di approfondire l’analisi, sapendo accogliere le interpretazioni e le giustificazioni alternative, espresse dagli altri componenti del gruppo e, più oltre, nelle pubblicazioni degli studiosi, fino a riuscire a comprendere l’opera dal punto di ascolto del compositore e dell’epoca che l’ha accolta.
Il nostro metodo, esplorativo-euristico mette in gioco il ruolo del docente nella sua relazione con gli allievi, perché ne mette in crisi l’autorità indiscussa. Nel campo simbolico, nessuno ha ragione in assoluto, ma ciascuno ha le sue ragioni che è invitato a chiarificare a se stesso e agli altri. Ne risente anche lo stile di insegnamento, che non può che essere insieme rigoroso e appassionante, coerente e coinvolgente, consapevole dell’obiettivo da raggiungere, ma anche pronto a valorizzare intuizioni, imprevisti e alternative.
Ci appassiona la continua ricerca di nuove strategie didattiche che possano affrontare le complesse problematiche connesse alla formazione del discente.