Il genio musicale si esprime in quei bambini che hanno una predisposizione genetica e un vivo interesse alla musica
Due sono le tesi contrapposte che arrovellano gli studiosi per capire se il genio musicale sia una dote naturale o un fatto indotto. La tesi genetica è supportata da una ricerca dell’Università di Helsinki e pubblicata sul Journal of Medical Genetics che afferma di aver individuato due regioni del genoma umano in cui si nascondono i “geni della musica”. Tale capacità sembra sia presente in tutti gli uomini, ed è dovuta ad alcune mutazioni genetiche del DNA umano nel corso dell’evoluzione. Per rendere plausibile tale scoperta i ricercatori finlandesi si sono messi alla ricerca di tali geni per cercare di identificarli uno per uno. La caccia al gene ha dato i seguenti risultati: sono stati individuati due locus sui cromosomi 4 e 18, i quali contengono un totale di più di 50 geni associabili con l’attitudine o con il talento musicale (per altro il cromosoma 18 è associato alla dislessia, cosa che fa supporre che nell’ uomo ci sia una grossa interazione fra il linguaggio e la musica).
La seconda tesi afferma invece che non è vero che il cervello umano è geneticamente predisposto alla musica ma solo interessato a ciò che meglio conosce (o che gli piace di più). Il piacere dell’ascolto o la predisposizione verso la musica che taluni mostrano di possedere, sarebbe dato dal fatto che il nostro cervello, essendo caratterizzato da una forte plasticità, modella le proprie reti neurali grazie alla pratica dello strumento in tenera età; ecco perché alcuni bambini sembrano avere un talento musicale innato. Insomma, geni si diventa.
Ma forse, per quanto strano possa sembrare, la contrapposizione delle due teorie si annulla da sé, perché la storia ci racconta di diversi personaggi musicisti figli di musicisti (e quindi, si suppone, con una attitudine genetica) e di altri il cui talento non proveniva invece da alcuna familiarità.
Mozart, per esempio, aveva certamente un talento naturale di chiara origine familiare (il padre era un bravo violinista ed anche un compositore, e la sorella fu una bambina prodigio alla pari di lui), ma lo studio severo cui il genitore lo sottopose fece bene la sua parte, così che oggi parliamo di lui come il più grande genio della musica (nato ma anche diventato), e così Beethoven (il cui padre, però, era un musicista di scarso talento), il quale comunque studiò moltissimo, ed anche Bach (la cui dinastia musicale ha coperto un tempo lunghissimo, dal XVI al XIX secolo, e qui c’è poco da fare, sette generazioni di musicisti imparentati fra loro vorrà ben dire qualcosa!), per arrivare a Rossini, i cui genitori erano l’uno un suonatore di corno e l’altra una cantante d’opera.
Ma ci sono quelli che scoprirono la musica in tutt’altro modo: Giuseppe Verdi era figlio di un contadino, Cimarosa di una lavandaia, Donizetti di un sarto, Schubert di un maestro di scuola, e la lista sarebbe ancora lunga. Eppure il loro talento, tra l’altro venuto alla luce in età assai precoce, non è stato mai messo in discussione dalla scienza. Ecco quindi che geni si nasce e si diventa allo stesso modo.
Quindi, se il vostro bambino ha voglia di suonare fateglielo fare, e poi, DNA o studio assiduo che sia, la musica sarà per lui una grande compagnia, e saprà donargli tanta gioia.